domenica 29 settembre 2013

Altre stranezze dal V&A Museum of Childhood



Nella sezione distaccata del V&A dedicata al mondo dell'infanzia forse non ci saranno grandi tesori, ma curiosando qua e la' per i freddissimi corridoi (ma la regina gli avrà tagliato i fondi? Si gelava!), si possono trovare cose interessanti.
Per esempio il quadro qui sotto rappresenta dei soldati della Grande Guerra mutilati che, per passare il tempo durante il ricovero ospedaliero, costruivano giocattoli in legno...i loro volti sono in fondo gli stessi delle fotografie raccolte da Kader Attia, di cui ho parlato nell' articolo Riparazioni impossibili.
Nella foto successiva si può vedere una versione fascista del classico Gioco dell' Oca, che qui diventa Il Gioco delle tre Oche, rispettivamente: Gran Bretagna, Russia e U.S.A.
Oggi ci sembra una cosa assurda che la politica entri così prepotentemente nel mondo dei bambini, ma la foto successiva conferma che una volta le cose erano diverse e la propaganda si rivolgeva anche ai giovanissimi; ecco un gioco educativo simile a un altro che Bruno Munari creerà qualche anno più tardi, ma, in questo caso, con le formine di legno si impara a scrivere il nome del Führer.
Se la cosa vi sembra inquietante aspettate di vedere la foto che segue: un tranquillo gioco da tavolo in cui l' obiettivo è fuggire da un campo di concentramento!
Seguono una serie di giochi creati per aiutare i detenuti nelle evasioni: un gioco delle pulci e una dama che in realtà nascondono messaggi e strumenti per la fuga.
...Qualcosa di più leggero: la primissima Barbie e il gioco Attacca i capelli ai Beatles, dove i capelli altro non sono che pagliuzze di metallo manovrate da una calamita.
Infine una piccola ma interessante mostra dedicata ai personaggi di colore all' interno del mondo dei giochi e dei supereroi del fumetti...tra questi hanno trovato spazio anche i Jackson Five, il primo gruppo in cui cantava Michael Jackson.













domenica 22 settembre 2013

Red Balloon 86


Al V&A Museum of Childhood e' visibile in questi giorni, fino al 3 novembre, la piccola mostra fotografica di Hana Vojackova, intitolata Red Balloon 86. Si tratta di una serie di cinque fotografie e cinque installazioni video ambientate non lontano da Chernobyl, nelle aree contaminate dall'esplosione nucleare.
Ispirandosi al cortometraggio del '56 di Albert Lamorisse, Le Ballon Rouge e a documenti recuperati dall'archivio della compagnia televisiva CCCP, la Vojackova crea un contrasto visivo molto toccante tra la fantasia del mondo infantile e la cruda realtà del mondo adulto.
Nel film di Lamorisse un bambino inseguiva un palloncino rosso nel quartiere Belville di Parigi, parte del quale verrà demolito qualche anno più tardi. Allo stesso modo il materiale d'archivio recuperato dalla TV sovietica, mostrava un bambino che giocava a calcio in una città del nord dell' Ucraina, Pripyat, nel 1986: solo poco tempo dopo la città evacuata perché rientrante in un' area di 19 miglia attorno alla centrale nucleare esplosa a Chernobyl.
Nelle foto della Vojackova un bambino evanescente si aggira come un fantasma nei luoghi che una volta rappresentavano la vita sociale della città: la stanza dei giochi, probabilmente in una scuola dell' infanzia, un' aula scolastica, la piscina con il trampolino, il luna park con la ruota panoramica e la cima di un palazzo con i simboli del governo sovietico.
Un piccolo fantasma in una città fantasma e, accanto a lui, ritroviamo lo stesso palloncino rosso del film di Lamorisse.
Pripyat e' una città congelata nel tempo e nella storia, in lenta decadenza, l' esoscheletro di una vita passata; il bimbo con il suo palloncino sono segno della vita che la animava e che, scacciata all' improvviso, ha lasciato una traccia che si è materializzata nel bambino stesso, il quale, rimasto solo, ricostruisce, con la propria fantasia, quel mondo perduto in cui forse lui stesso, o qualche bambino come lui, era stato felice.
Web site: www.hanavojackova.com/