giovedì 24 aprile 2014

Boro...la versione giapponese di Alberto Burri

I Boro sono dei tessuti tramandati di generazione in generazione nelle famiglie giapponesi, realizzati cucendo insieme diversi tessuti di cotone di recupero, generalmente color indaco. I Boro venivano utilizzati per creare una calda copertura del tatami e proteggersi dal freddo inverno del nord del Giappone.
Al popolo, nel periodo Edo (1603-1868), non era consentito vestirsi con tessuti che non fossero di color neutri quali il nero, il grigio, il marrone o il blu.
Si iniziò a coltivare cotone nel sud del Giappone intorno nel Sedicesimo secolo, ma era considerato un tessuto di lusso, il cui acquisto poteva essere affrontato solo dai cittadini più ricchi.
Ogni singolo pezzo di cotone era importante e i Boro venivano continuamente 'rattoppati' trasformandosi nel tempo.
La realizzazione di abiti e coperte Boro continuò anche nel periodo Meji (1868-1912).
Non ricordano i 'Sacchi' di Alberto Burri?
















martedì 22 aprile 2014

Mostre di aprile alla White Cube


DIE TRAUMDEUTUNG 25,31m AMSL è il titolo dell' installazione presentata da Miroslav Balka alla White Cube Gallery di Mason Yard e che nasce in collegamento con l'analogo DIE TRAUMDEUTUNG 75,32m AMSL presso il Freud Museum di Londra. Il titolo di entrambe le mostre rimanda al titolo originale in tedesco odel classico lavoro di Sigmund Freud L'interpretazione dei sogni (1899). Le misurazioni nel titolo indicano l'esatta altezza geografica in metri sul livello del mare, del White Cube Mason Yard e Freud Museum di Londra. Diverse parole e significati sono trasportati all'interno del titolo: l'inglese 'Die' e 'Trauma'; il latino 'Deu', che significa 'Dio', e l'albanese 'Tung', che significa 'Addio'.

Il lavoro di Balka spesso impiega materiali che evocano la temperatura, la luce o un senso olfattivo, mantenendo un forte simbolismo visivo.
All'esposizione di White Cube troviamo una scultura di cemento sul pavimento della galleria al piano terra; misura 100 x 100 cm x 20 cm, assomiglia a un plinto basso, una porta per uno spazio sottostante, come un punto di entrata o, ugualmente, un vicolo cieco, la scultura suggerisce sia un riparo che una tomba.
Un'altra scultura concreta nella galleria, TTT (2014), è un tronco di trapezoedro, aperto su un lato, che puo suggerire l'idea di un riparo. Questo lavoro, che è ripreso da una scultura della stessa forma al Freud Museum di Londra, è ispirato alla famosa incisione Melencolia 1 di Dürer e si riferisce anche al magico Tarnhelm, l'elmo dall'opera di Wagner Das Rheingold . Il nano in opera, Albreich, scompare quando mette il casco, pronunciando la famosa frase: ' Nacht und Nebel, niemand gleich / Siehst du mich, Bruder?'('Notte e nebbia, come nessuno / Puoi vedermi fratello?'). Questo, a sua volta, si riferisce al video Nacht und Nebel in mostra al Freud Museum di Londra.
Il tema del rifugio e del confinamento continua nella lower gallery, con l' installazione site specific Above your head, dove lo spazio è totalmente trasformato da una rete metallica sospesa poco sopra la testa dei visitatori, a 2,10 metri da terra. L'idea è di creare un ambiente claustrofobico e intimo, come un' enorme gabbia. Il tutto è reso ancora più suggestivo e inquietante dalla registrazione audio della colonna sonora di The Great Escape, film del 1963, fischiettata dai guardiani maschi dello staff.
Una mostra piccola ed essenziale che però crea un ambiente affascinante che viene voglia di andare a rivedere e 'rivivere' più volte.









Un po' in ritardo pubblico le foto delle mostre di aprile alla White Cube Gallery di Bermonsdsey: nella stanza-cubo 9x9x9 le opere di Franz Ackermann che realizza dipinti di aree urbane in rapida crescita ed evoluzione. Queste "mappe mentali" formano le basi del suo lavoro multi sfaccettato e site-specific. In queste mappe egli incorpora murales dai colori brillanti, pannelli tridimensionali che sporgono nello spazio e fotografie in bianco e nero.
Il lavoro di Ackermann è carico dell'energia frenetica e delle tensioni delle aree urbane densamente popolate. Per la sua esibizione al White Cube Bermondsey questi temi urbani hanno assunto connotazioni quasi religiose, ricreando l'esuberanza sensoriale e stimoli visivi di una cappella 
rinascimentale dove i dipinti sono appesi uno accanto all'altro attorno a un centro architettonico 
prominente.


La seconda mostra è To Leave a Light Impression, una raccolta di nuovi lavori di Darren Almond, incluse le fotografie della serie Fullmoon e Present Form e un gruppo di bronzi di piccole dimensioni.
Le fotografie della serie Fullmoon hanno impegnato Almond per tredici anni e sono state riprese nei cinque continenti. Gli scatti sono stati realizzati alla luce della luna, usando i tempi lunghi, rivelando dettagli normalmente impercettibili per l'occhio umano.
Nelle fotografie riprese in Patagonia ha scelto una composizione in stile classico ispirandosi ai dipinti di paesaggi romantici immersi in una luce quasi soprannaturale, risultato della mancanza di inquinamento nell'aria in questa terra incontaminata, quasi intatta.
Nei paesaggi di Capoverde le rocce sono di lava solidificata e vanno a creare un ambiente apparentemente diabolico, remoto, che porta così vividamente l'evidenza della propria formazione e che svolse un ruolo chiave nel libro di Darwin Sull'origine delle specie.

Della serie Present Form fanno invece parte un serie fotografie di rocce verticali delle Isole Ebridi; le rocce furono impiantate in questa posizione e disposte a formare un cerchio da popoli vissuti nella zona nel 3000 A.C.
Si pensa fossero utilizzate come osservatorio astronomico per misurare i cicli lunari. Almond ha fotografato le pietre come prova del nostro bisogno primordiale di misurare e quantificare il passare del tempo. I cilindri di bronzo sparsi per la sala invece hanno il peso relativo di dodici astronauti che misero piede sulla luna e ogni cilindro porta incise le iniziali di un astronauta.
Una meditazione sullo spazio tra il visibile e invisibile, tra il paesaggio e il cielo, viene esplorato in Laurentia; il titolo si riferisce sia all'antico supercontinente sia il piccolo fiore indaco, questo lavoro intreccia le relazioni tra il macro e micro, tra natura e uomo, tra l'infinito e il finito.

Infine abbiamo la mostra di He Xiangyudi, facente parte di una nuova generazione di artisti concettuali in Cina, interessati a rappresentare le paure sociali e culturali.
He Xiangyu’s Cola Project, iniziò nel 2008 e portò l'artista a ridurre, bollendola, 127 tonnellate di Coca Cola nel corso di un anno. Il residuo materiale risultante ha preso varie forme tra cui una sostanza simile alla terra altamente corrosiva, pungente, e un inchiostro che Xiangyu utilizzò per realizzare dipinti di paesaggio stile dinastia Song.
Per la Mostra alla White Cube il residuo è presentato in tre vetrine, assumendo l'aspetto di reperti geologici.
Altrettanto ambizioso è il He Xiangyu’s Tank Project (2011–13): un carro armato militare a grandezza naturale realizzato interamente in pelle italiana di lusso. L'opera ha richiesto un anno di lavoro da parte di una fabbrica di operaie che lo hanno cucito interamente a mano, secondo le istruzioni dell'artista.
Questo strumento di guerra sgonfiato suggerisce l'avanzamento costante del materialismo occidentale nella Cina contemporanea ed evidenzia le inter-dipendenze del potere politico ed economico.
200g Gold, 62g Protein (2012) consiste in un cartone per uova d'oro solido contenente un uovo normale, con un riferimento alla politica del figlio unico che ha così profondamente plasmato la generazione dell'artista.
Everything We Create is Not Ourselves (2013) è un'opera profondamente introspettiva e personale. Il pezzo è costituito da piccoli calchi in rame da uno stampo dei denti di Xiangyudi e un riferimento ancora più diretto al corpo dell'artista è ne La torre della Saggezza (2013), una piccola pagoda cinese costruita utilizzando i suoi denti del giudizio.