Fino al 30 marzo la galleria propone una mostra su David Lynch, più noto come regista ma anche sensibile fotografo; una mostra su William S. Burroughs, uno dei più influenti scrittori americani del XX secolo, ma anche appassionato di fotografia e una mostra sugli scatti di Andy Warhol tra il 1976 e il 1987
Incomincio proprio con alcune delle foto di Lynch, sul mondo delle fabbriche e delle aree industriali attive o dismesse; dice l'artista: "I love industry. Pipes. I lov fluid and smokie. I love man-made things. I like to see people hard at work, and I like to see slide and man-made waste".
Per chi a familiarità con i film di Lynch, sarà facile ritrovare il linguaggio visivo enigmatico che lo caratterizza anche come regista.
Particolarmente interessante sono i suoi collages fotografici e gli autoritratti dove l'artista si mostra solo attraverso la sua ombra, un particolare o il suo riflesso.
Infine osservando le fotografie di Andy Wharol non si può non capire come la fotografia sia parte essenziale e fondatrice del suo lavoro di pittore e filmmaker.
Wharol portava sempre con sè una macchina fotografica con un rullino in bianco e nero da 35 mm, e spesso faceva più di 36 scatti al giorno catturando dettagli della vita quotidiana, della mondanità, della pubblicità.
Tra il 1982 e il 1987, anni della sua morte, realizzò più di 500 composizioni di fotografie ripetute e cucite tra loro.
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