Per lo spazio della galleria londinese, il trentatreenne artista argentino ha immaginato un mondo fossile fatto di rovine e di antichi monumenti, offrendo, attraverso il suo mondo di argilla e mattoni, un' immagine fantastica della fragilità dell'ecologia globale e giocando con materiali che rimandano al passato, ma utilizzando forme architettoniche orientate al futuro, mixando storia, modernità, mondo dei fumetti e del fantasy.
Un altro elemento importante è la presenza di un'azienda a Rosario, in Argentina, che l'artista utilizza come laboratorio sperimentale, dove i mattoni sono realizzati secondo un l'antico metodi, miscelando attraverso la forza degli animali da lavoro la terra e cuocendo poi i mattoni in alte fornaci.
Un ritorno dunque al passato recuperando materiali tradizionali come l'argilla e il mattone prodotto artigianalmente.
Un elefante d'argilla a grandezza naturale si inchina per sorreggere una trave, che simboleggia l'antica struttura della galleria; un'architettura-bunker raccoglie poi un' esposizione di sculture di creta e elementi naturali in decomposizione. Un Kurt Cobain mummificato, a cui l'artista cerca di ridare la vita conficcando nel corpo due bottiglie d'acqua per reidratarlo, un vassoio di mele e pannocchie, due gattini che si baciano, una scimmia...Villar Rojas vuole riprodurre l'intero mondo in argilla e guardarlo sgretolarsi davanti ai propri occhi. Il modo stesso in cui l'artista usa l'argilla è sperimentale, in quanto questo materiale così fragile è inadatto a sculture di grandi dimensioni, quindi le crepe e le rotture che si possono formare nel tempo o durante il trasporto, sono frutto del caso e ne sottolineano la naturale fragilità.
Today we Reboot The Planet può essere letto come un invito a ridare vita a un mondo in decadenza, o come un malinconico esperimento estremo di salvare qualcosa che non può più essere salvato.
Fino al 10 di novembre.
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