lunedì 2 dicembre 2013

Il corpo nell'arte contemporanea 1: Emma Hart e Sarah Lucas

Ho deciso di pubblicare insieme le foto di queste due mostre perché in entrambe il corpo è il protagonista, e, anche se caricandolo di significati e rimandi diversi, entrambe le artiste, Emma Hart e Sarah Lucas, smembrano il corpo, non considerandolo mai nel suo insieme, ma puntando l'interesse solo sulle parti che rimandano alla sessualità o alla digestione. In entrambi i casi l'effetto ottenuto è quello di destare nello spettatore un senso di rifiuto e disgusto e al tempo stesso di attrazione (le due cose vanno spesso a braccetto). 
La mostra di Emma Hart, Dirty Looks, l'ho vista alla fine di settembre al Camden Arts Centre. L'artista rifiuta totalmente l'idea di galleria d'arte come luogo contemplativo e per questo nella sua mostra regna la confusione: sculture di ceramica, mobili, fotografie e suoni cacofonici, introducono lo spettatore in un mondo che risveglia sensazioni di fastidio, nausea e stress della vita quotidiana. I lavori esposti in mostra sono nati in seguito all'esperienza di lavoro dell'artista in un call centre...queste volte ci e' capitato di dover "ingoiare rospi" sul posto di lavoro?Ecco perché gli oggetti in ceramica creati da Emma Hart rimandano, come dicevo, a parti del corpo che in particolare richiamano il sistema digestivo, quali la lingua, i denti, il tubo digerente o l'intestino e trasformano in elementi corporei oggetti d'uso quotidiano quali bicchieri, maniglie, portatovaglioli, ecc.
La lingua in particolare è l'elemento che torna con più frequenza perché rimanda contemporaneamente a un senso di disgusto e frustrazione.
È particolarmente interessante cogliere la scelta della Hart di utilizzare per i suoi lavori un materiale come la ceramica in quanto essa è al tempo stesso la materia prima con cui vengono fabbricati molti oggetti d'uso quotidiano, ma anche storicamente ritenuta un materiale per la creazione di oggetti decorativi raffinati e "di buon gusto". La scelta di questo materiale dunque sottintende la volontà di stravolgere e ribaltare la tradizionale percezione che si ha del materiale stesso.
Nella mostra di Sarah Lucas, Situation, Absolute Beach Man Rubble, alla Whitechapel Gallery fino al 15 dicembre, il corpo invece è sempre percepito nelle sue componenti sessuali, tanto che, per esempio nelle fotografie, i personaggi maschili compaiono senza testa.
L'artista ''sessualizza" ogni tipo di oggetto, creando sculture con calze imbottite che assumono forme che rimandano esplicitamente a parti del corpo maschili o femminili, o realizzando installazioni con l'uso di mobili (tavoli, sedie, divani) o materassi, su cui posiziona alimenti che rimandano alla sfera sessuale interpretandola come qualcosa di comico e abietto al tempo stesso. Guardate per esempio i prosciutti " in mutande" che posizionati su un vecchio materasso lo hanno macchiato con i liquidi rilasciati...
In alcune opere c'è un chiaro rimando a Marcel Duchamp, come nella bicicletta ribaltata il cui movimento è fine a se stesso; la ruota di bicicletta di Duhamp rimandava all'idea della masturbazione, come azione fine a se stessa e non generativa e la Lucas ne riprende il significato rendendolo ancora più esplicito perché collegato a immagini di uomini acefali che tengono fiori e verdure tra le gambe. Altre opere ancora più esplicite sono i mobiles che rappresentano mani e braccia che simulano appunto la masturbazione. Insomma...se Duchamp era fissato col sesso che è il tema nascosto in tutte le sue opere...la Lucas è egualmente fissata ma un po' meno sottile!
Sicuramente duchampiane sono anche le toilettes, e le figure femminili acefale create emplicemente a partire da calze di nylon imbottite, possono rimandare all' Etant Donnes.
Un'altra cosa che ho notato è che il nome Sarah Lucas è al contempo femminile (Sarah) e maschile (Lucas) e mi ha ricordato l'invenzione da parte di Duchamp del suo altererò femminile a cui attribuiva tra l'altro la creazione di alcune opere, Rrose Selavy.
I rimandi iconografici sono anche più antichi: l'opera Nice Tits può essere vista come una moderna interpretazione dell' Artemide di Efeso...
Una cosa va notata: se i personaggi fotografati da Sarah Lucas sono sempre acefali, il suo volto è invece un elemento costante che accompagna lo spettatore per tutta la mostra ( vi sono anche una serie di ritratti dell'artista scattati da Julian Simmons e Juergen Teller).
Il volto di Sarah Lucas è una presenza che vede tutto e che scruta con franchezza lo spettatore o si perde nel vuoto, in una riflessione esistenziale.









































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